Ildegarda ...

... nella musica come nelle altre sue opere, fa propri gli elementi della cultura del suo tempo (il canto gregoriano in questo caso) ma ne infrange i limiti.
La straordinaria estensione delle tonalità dei suoi canti può superare le due ottave, ed il suo linguaggio poetico fa volentieri ricorso ad effetti strani o addirittura violenti, rifiutando le forme stilistiche levigate, usuali nelle composizioni di inni dei suoi contemporanei. Ciò fa di Ildegarda una sperimentatrice innovativa e della sua musica uno stimolo ancora oggi vivo e fecondo.

In questi anni si sta verificando un vero e progressivo risveglio di interesse intorno ad Ildegarda. E' solo la moda del ritorno alla natura? Forse, almeno in parte, ma resta pur vero il fatto che, per un disegno provvidenziale del Creatore, i santi appaiono nelle epoche della storia come le costellazioni nel cielo astronomico. E' allora che si è in grado di riconoscere il loro valore e l'incidenza del loro passaggio nell'ambito della Chiesa e del mondo intero.
"Ildegarda
visse contemplando la "luce vivente" e ascoltando le
"arcane melodie" del mondo soprannaturale, divino. Questo
dono straordinario non le impediva tuttavia di essere nello stesso
tempo pienamente attenta alle realtà terrene e alle piccole cose
della vita quotidiana, anzi, gliene favoriva una più profonda e
penetrante conoscenza, una più coinvolgente esperienza. Il suo genio
è poliedrico: ella abbraccia e unifica in sè aspetti assai
differenti del sapere e dell'agire umano (tanto da poter essere
chiamata la "sibilla renana") e tutta la sua opera, come la
sua persona, sprigiona una travolgente energia spirituale che si
risolve come finale sinfonico”.
Anna Maria Canopi, O.S.B. badessa
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